Il corpo che ricorda

C’è un momento, alla fine dell’estate, in cui il tempo sembra cambiare ritmo. Le giornate più corte, il lavoro che riprende, gli impegni che tornano a riempire l’agenda: tutto sembra chiedere una ripartenza rapida, ma il corpo a volte resta indietro.
Quella leggerezza che sentivamo tra mare e montagna svanisce in fretta; riappaiono tensioni note: collo irrigidito, spalle in allerta, pensieri che corrono troppo veloci. È come se, rientrando, portassimo con noi non solo valigie e ricordi, ma anche un bagaglio invisibile di tensioni accumulate. Spesso non ci fermiamo ad ascoltare questi segnali. Li chiamiamo “stress”, li attribuiamo alla routine, li trattiamo come fastidi da eliminare in fretta. Ma il corpo, con i suoi messaggi silenziosi, ci invita a qualcosa di diverso: non a zittire il disagio, ma a comprenderlo. In quell’ascolto comincia una trasformazione: piccola, delicata, ma reale.
L’INVITO A UN ASCOLTO DIVERSO
Il Jin Shin Do® non si limita a sciogliere tensioni muscolari: invita a leggere cosa quelle tensioni ci stanno raccontando. Ogni punto toccato sul corpo è come una parola di un linguaggio antico. Dietro una rigidità del collo può nascondersi un bisogno di dire “no”; dietro spalle contratte, un peso di responsabilità troppo a lungo portato da soli. Il Jin Shin Do® offre una mappa per avvicinarsi a questi segnali e una modalità rispettosa per accompagnarli verso il rilascio. La pressione è lieve ma precisa, e non forza: segue il corpo, lo ascolta, attende il momento in cui qualcosa “cede” spontaneamente. In quell’attimo, non è solo un muscolo a distendersi: è una parte della nostra storia che trova spazio per respirare.
PIÙ DI UNA QUESTIONE MENTALE
Quando parliamo di “stress da rientro”, spesso pensiamo a una sfida mentale: organizzare il lavoro, rimettere ordine negli orari, gestire nuove richieste. Ma lo stress vive prima di tutto nel corpo: nei muscoli che si tendono, nel respiro che si accorcia, nel sonno che fatica a ritrovare il ritmo. Qui il Jin Shin Do® porta una prospettiva diversa: non si tratta di “forzare il rilassamento”, ma di creare le condizioni perché il corpo ritrovi spontaneamente la propria fluidità. Pressioni leggere su punti specifici – tenute in coppia, una vicina al disagio (punto locale) e l’altra più lontana (punto distale) – favoriscono una comunicazione interna tra le parti del corpo e aprono spazi di quiete. Accade spesso che, mentre il corpo si rilassa, riaffiorino emozioni sopite: un nodo alla gola che si scioglie in un respiro profondo, un ricordo che emerge improvvisamente, un senso di malinconia che si trasforma in sollievo. Questi momenti non sono forzati: arrivano come onde leggere, portando con sé la possibilità di una riappropriazione dolce del sé.
LA FORZA DEL GRUPPO E DEL NON-GIUDIZIO
Nei corsi introduttivi di Jin Shin Do®, la dimensione comunitaria è sorprendente. Persone che spesso non si conoscono, con storie e motivazioni diverse, si ritrovano a condividere un’esperienza semplice ma potente: imparare a toccare e a lasciarsi toccare con presenza. L’atmosfera che si crea è particolare: silenziosa ma viva, raccolta ma accogliente. Non si parla di “prestazioni”, non c’è un giusto o sbagliato: c’è l’invito a portare attenzione, a sentire, a comunicare col corpo e con le mani. È un luogo dove cadono lentamente i giudizi – verso sé stessi e verso gli altri – e dove il contatto diventa un ponte, non un esame. Spazi nei quali si respira la libertà Per saperne di più di sentirsi accolti, senza dover dimostrare nulla.
EMOZIONI CHE RIAFFIORANO
Durante le prime sessioni, non è raro che le persone provino sorpresa di fronte a emozioni inattese: commozione improvvisa, voglia di ridere, o un senso di leggerezza come dopo una lunga camminata. Alcuni scoprono parti del corpo che non avevano mai sentito così “vive”, altri trovano parole nuove per descrivere il proprio sentire: “caldo che si apre”, “un nodo che si scioglie”, “un respiro che diventa più ampio”. Carl Rogers, padre dell’ascolto attivo, scriveva: “Se riesco a fornire un certo tipo di relazione, l’altra persona scoprirà dentro di sé la capacità di usare questa relazione per crescere, e il cambiamento e lo sviluppo avverranno.” (da On Becoming a Person, 1961). Questo vale anche nel contatto corporeo: quando l’ambiente è sicuro e rispettoso, il corpo stesso trova le proprie vie di guarigione. Iona Teeguarden, psicoterapeuta statunitense che nel 1974 fondò il metodo Jin Shin Do®, ricordava: “Le tensioni che percepiamo nel corpo non sono nemiche da combattere, ma messaggi che ci guidano verso ciò che ha bisogno di essere accolto.” (The Joy of Feeling, 1987)
UN FILO CHE SI RICONGIUNGE
Ogni sessione – sia ricevuta che praticata durante il corso – diventa così un passo verso la riappropriazione di sé. Chi si stende sul lettino scopre parti del proprio corpo che non aveva mai notato davvero; chi offre il tocco impara a percepire con nuove antenne, sviluppando una presenza che va oltre la tecnica. Questo doppio movimento – ricevere e dare – è la chiave del Jin Shin Do®: un equilibrio tra cura di sé e apertura verso l’altro, che prepara anche a un’eventuale evoluzione nel percorso formativo. Scriveva ancora Teeguarden: “Quando smettiamo di lottare contro le nostre tensioni e iniziamo a sentirle, apriamo la porta alla loro trasformazione” (The Joy of Feeling, 1987). Parole che risuonano nei momenti in cui un respiro cambia, una tensione si scioglie e il volto del ricevente si illumina di nuova quiete.
IL SIGNIFICATO DEL TOCCARE
Nel Jin Shin Do® toccare significa già condividere, anche senza parole. È uno dei sensi profondi del nome stesso: La Via dello Spirito Compassionevole. Quel tocco non è invadente, non impone: si offre come presenza silenziosa, un ponte tra due esseri umani. Molti partecipanti raccontano di come, durante i corsi, si crei una qualità speciale di ascolto: la mano che tocca impara ad “ascoltare” e il corpo che riceve si sente riconosciuto. Questo incontro diventa spesso l’inizio di un dialogo più ampio con sé stessi.
VERSO UN CAMMINO PIÙ AMPIO
Chi sceglie di proseguire scopre che l’introduzione è solo la prima tappa di un percorso più ampio: corsi che esplorano flussi energetici profondi, punti sempre più sottili e l’integrazione con altri strumenti di consapevolezza corporea. Nei programmi futuri, l’ascolto attivo di Rogers si intreccerà con il Focusing di Eugene Gendlin – l’arte di dare voce alle sensazioni corporee – e con la lettura reichiana delle “corazze”, creando un linguaggio comune per corpo, mente ed emozioni.
UN INVITO A PROVARE
Settembre, con i suoi nuovi inizi, è il momento ideale per regalarsi uno spazio così. Non si tratta solo di imparare una tecnica: è un’occasione per sperimentare un approccio che vede il corpo come un alleato e non come un nemico da correggere. Un’esperienza che può aiutare a portare nel quotidiano – lavoro, relazioni, vita familiare – più respiro, più calma e una nuova capacità di ascolto.
Una chiave di rilassamento immediata
Tra le parti più apprezzate del corso introduttivo di Jin Shin Do® c’è la sequenza di rilascio del collo, o Neck Release. Molti studenti – provenienti anche da altre discipline corporee come shiatsu, craniosacrale o massaggio – hanno iniziato a utilizzarla fin da subito come apertura o chiusura dei propri trattamenti. La ragione è semplice: questa sequenza, breve ma completa, aiuta a distendere le tensioni accumulate nel tratto cervicale, favorisce un senso di calma diffusa e prepara il corpo ad accogliere meglio qualsiasi altro lavoro corporeo. Utilizzata all’inizio, crea un aggancio di fiducia e facilita l’ingresso in uno stato di rilassamento; posta alla fine, aiuta a integrare l’esperienza e lascia una sensazione di benessere duraturo. Per molti, è il primo passo concreto per portare la sensibilità del Jin Shin Do® anche in altri contesti professionali e personali.
Per saperne di più
I corsi introduttivi e le sessioni di Jin Shin Do® sono aperti a chiunque senta la curiosità di conoscere questa via: operatori del benessere, persone in ricerca personale, o semplicemente chi desidera affrontare lo stress in un modo più consapevole e rispettoso. Un primo passo per scoprire che dietro ogni tensione c’è una storia, e che ascoltarla può aprire la strada a una nuova leggerezza.
