Terza età e benessere

Avevo circa quarant’anni (e parliamo di poco più di sei lustri fa!) quando, alla vista della radiografia della mia schiena sofferente, il medico mi disse: “Lei non dovrà mai fare ginnastica, o rischia di ritrovarsi in carrozzina…”. La sentenza mi impressionò al punto che, non appena ne ebbi la possibilità… aprii una palestra. Ne gestisco una tuttora, dove ospito corsi (miei e altrui), trattamenti, conferenze e varie attività dedicate, in generale, al prendersi cura di sé stessi e degli altri. Le persone che la frequentano mi somigliano un po’: sono attivi ma amano la ginnastica “per pigri”, forse perché accolgono volentieri un momento per “staccare la spina” e lasciarsi il tempo di ascoltarsi, a vicenda o singolarmente; c’è però anche chi alterna pratiche tranquille con attività più Yang, che richiedono un maggiore dispendio di energia, altrove. Al Vaso di Pandora nel tempo si sono consolidate pratiche diverse ma con unico denominatore comune: la magia (valorizzazione) della riscoperta di sé e delle proprie caratteristiche.

Dunque, perché lo shiatsu? Forse perché, come dice Ohashi, “lo shiatsu è per chi pratica”. Nell’applicare un trattamento di shiatsu, specialmente se praticato sul futon a terra (in realtà, anche sul lettino), metto in gioco la mia disponibilità al movimento prima di tutto, perché con il mio movimento, e calibrando bene il peso del corpo sulle due mani – che hanno funzioni diverse ma sinergiche –, sono in grado di percepire la risposta sensibile di chi riceve nei vari punti di appoggio e la sua disponibilità al movimento, tramite mobilizzazioni e stiramenti che lo invitano ad attivare la propria circolazione energetica. Mi alleno e al contempo sono efficace.

Dunque, perché il Reiki? Ecco una pratica per certi aspetti diversissima, a suo tempo da me considerata quasi con sufficienza, dopo gli anni trascorsi ad allenarmi con costanza e, a volte, con difficoltà per rendere armonioso, aggraziato ed efficace il mio movimento. Ma è proprio la semplicità a costituire il punto di forza del reiki: non ci sono scuse, non puoi dirti “incapace” di praticarlo. Certo, occorre una sospensione del giudizio critico per accettare che il principio e = mc2 non è una formula misteriosa per addetti ai lavori, bensì la descrizione di un fatto che in altre culture era semplice frutto di osservazione della realtà: tutto è energia, e noi possiamo interagire con essa. Anche nell’insegnare il reiki ho constatato il grande beneficio dell’apertura mentale in persone di ogni età: praticare reiki comporta accettare un punto di vista inconsueto, e già questo è un primo stimolo a porsi domande e a prendere abitudini salutari. Un dirsi “IO POSSO”, senza salire in cattedra o millantare onnipotenza.

Dunque, perché il Qi Gong? Nella mia esperienza è arrivato quasi contemporaneamente allo shiatsu, proposto nei corsi di formazione del professor Li Xiao Ming. Un’altra attività “per pigri”, in cui la perizia e la competenza non si misurano nel confronto con altri praticanti ma nella costanza ad allenarsi, ripetendo posture e movimenti che, nel tempo, premiano con la consapevolezza dell’energia propria e altrui. “Padroneggiare l’energia” è infatti la traduzione letterale del nome della pratica. L’efficacia del suo utilizzo in condizioni di debilitazione, anche grave, è testimoniata sia in letteratura sia nell’ambito del mio insegnamento. Non si tratta di una pratica consona a persone in età avanzata; infatti, le buone scuole di arti marziali lo propongono come preparazione (e preliminare comprensione) prima di eseguire le forme dinamiche. Ma è certamente una delle pratiche “di lunga vita” più diffuse ormai ovunque, e non solo in Cina.

Dunque, perché lo Zen-Stretching®? L’idea nacque proprio dal bisogno di trovare una forma di allenamento specifico che mi aiutasse a imparare e interiorizzare tutti quei percorsi di energia (i cosiddetti meridiani) che andavo studiando per riconoscerli nei miei “riceventi” di shiatsu. Va bene cercarli sulle mappe (che per giunta non sono neanche univoche, in quanto variano da una scuola all’altra), va bene immaginare di toccarli e sorprendersi che il tocco abbia effetti considerevoli sul ricevente, ma sentirli su di sé come risposta al movimento, a tanti movimenti, divenne presto un gioco di scoperta, che oltre tutto faceva stare bene dopo la pratica. Con il tempo lo Zen-Stretching® si è trasformato in un sistema di monitoraggio e riequilibrio efficace sia per chi pratica lo shiatsu, sia come ginnastica in sé. Gli esercizi non sono sempre tutti di agevole esecuzione a qualunque età e condizione ma, seguendo il principio che “tutti abbiamo i meridiani”, non è affatto difficile trovare/inventare posizioni adattabili per chiunque allo scopo di stimolarli.

Dunque, perché il Jin Shin Do®? La digitopressione raccoglie molti dei benefici garantiti dallo shiatsu, in quanto attraverso la pressione nei vari punti stimola il fluire armonioso dell’energia. I vantaggi specifici di questa attività rispetto ad altre sono numerosi. Un requisito essenziale è eseguire la digitopressione stando prevalentemente seduti di fianco al lettino dove il ricevente giace in posizione supina. Qui non si tratta tanto di muovere la persona, quanto di “muovere la sua energia”, realizzando con le due mani contatti successivi studiati appositamente per suscitare/liberare/percepire l’energia, il cui fluire può essere stato interrotto, o bloccato, nei suoi percorsi da costrizioni muscolari/articolari nate da atteggiamenti psicologici, che diventano a loro volta atteggiamenti fisici. Il rilascio delle tensioni nel corpo è in grado di stimolare il rilascio di emozioni inespresse, che sono all’origine delle contratture, consentendo alla persona di incontrare e valorizzare le proprie risorse nel rilassamento. Si tratta di una tecnica relativamente semplice ma che, insieme alla competenza, educa a una grande attenzione per accompagnare chi riceve nel percorso di consapevolezza verso cui il rilascio delle emozioni invita.

Dunque, perché Il Vaso di Pandora? Nella mitologia greca Pandora corrisponde alla Eva della tradizione cristiana. Curiosa e refrattaria all’obbedienza cieca, Pandora riceve un regalo di nozze misterioso con una “sentenza vincolante” (“non farai mai ginnastica, o finirai in carrozzina!”) e si dispone a togliere il coperchio al vaso, per vedere se non ci siano davvero altre possibilità. Scopre così che malattie, disagi, limiti, miserie umane di ogni genere sono un prezzo naturale da pagare finché in ultimo, dal fondo del vaso, alla fine del percorso di coscienza di sé, fuoriesce la Speranza, ultima dea. Per un nuovo inizio.

Per finire, una considerazione, tratta da un interessante lavoro di Norman Doidge, Il cervello infinito. Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello (Ponte alle Grazie). L’autore, che descrive il cervello umano come “ il miracolo vivente più complesso dell’universo conosciuto”, suggerisce di intraprendere un’attività completamente nuova e lontana da qualunque altra svolta in precedenza: oltre ad ampliare la propria visuale, apprendere qualcosa di nuovo fornisce al cervello un potente stimolo che lo induce a sfruttare l’enorme capacità di rinnovamento peculiare di ciascuno di noi, anche in età matura, anzi, soprattutto in età matura. Ripensandoci, in effetti a me era successo esattamente questo quando, dopo i quarant’anni, cominciai a guardare il mondo da un punto di vista diverso, e cioè dalla posizione carponi assunta nel praticare shiatsu. La scoperta delle discipline bionaturali divenne uno stimolo potentissimo a riesaminare tutto! Presupposti, posture, movimenti, relazioni, atteggiamenti – l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Dopo tanti anni di insegnamento, posso testimoniare risposte analoghe nei numerosi praticanti che ho avuto l’opportunità di seguire al Vaso di Pandora.